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A Seveso c’è la FLA, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, per promuovere e divulgare l’educazione e la cultura ambientale.

Sono passati quasi quarant’anni dall’incidente che ha colpito alcuni comuni della bassa Brianza, in particolare il comune di Seveso. Esattamente il 10 Luglio del 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, una fuoriuscita di TCDD, una tipologia di diossina tra le 200 esistenti (sostanze tossiche dannose per la salute), provocò la formazione di una nube che investì i comuni circostanti provocando un disastro ambientale.

Il terreno della zona più inquinata, la cosiddetta area ‘A’, fu depositato in vasche e fu sostituito da terreno ‘pulito’, dando vita ad un Parco Naturale che prese il nome di Bosco delle Querce. La storia di questa brutta vicenda italiana è scritta ampiamente in una pagina del sito dedicato a questo parco regionale. Per saperne di più clicca qui: Incidente Icmesa.

Da qualche anno abito vicino a quel parco. Ci sono delle belle e lunghe passeggiate da fare nel suo interno. Quando poi la stagione lo permette, ho un posticino sotto un albero in cui amo sostare facendo scorrere il tempo con le mie letture. Ho fatto questa premessa perché, nonostante siano passati molti anni, quando sono in viaggio per l’Italia alla mia risposta su dove abito, ho costantemente la visione di volti perplessi. Il nome di Seveso purtroppo, evoca ricordi nella mente delle persone legati ancora al disastro della diossina.

In realtà ci sono aree italiane assai più inquinate, territori in cui ahimè è praticata in modo diffuso l’agricoltura. Comunque sia, per capire meglio lo stato delle cose, recentemente mi sono recata a visitare la FLA, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente situata a Seveso. Un centro di ricerca istituito da Regione Lombardia nel 1986 per promuovere e divulgare l’educazione e la cultura in campo ambientale, munito di un planetario che può ospitare fino a un massimo di 35 persone.

Planetario FLA

Planetario FLA

Durante la mia visita ho incontrato il Dott. Fabrizio Piccarolo, Direttore del centro. Dopo un reciproco scambio di punti di vista e riflessioni, gentilmente ha risposto alle mie domande.

  • Fabrizio, per iniziare mi sembra più che doveroso chiederti qual è lo stato di salute ambientale di Seveso?

Per una valutazione ambientale del comune di Seveso non si può prescindere dalle caratteristiche ambientali più generali del contesto nel quale è situato: presenta infatti le criticità di un territorio fortemente antropizzato e urbanizzato e che ha risentito delle rilevanti trasformazioni operate dell’uomo nel corso dell’ultimo secolo.

I numerosi studi che la Fondazione ha svolto negli anni a supporto delle politiche ambientali delle pubbliche amministrazioni lombarde sulla qualità dell’aria, il cambiamento climatico, la qualità delle acque, dicono che gli interventi locali per il miglioramento della qualità ambientale sono sicuramente fondamentali, ma assumono ancora più rilevanza e incidenza se attuati in una logica di sistema e di integrazione, anche sovracomunale. E in questa logica bisogna anche valutare lo stato di salute di un comune. Sicuramente le amministrazioni comunali di Seveso hanno particolarmente a cuore le questioni ambientali e negli anni hanno operato in questo senso in modo significativo.

Per la storia che ha avuto, il comune di Seveso ha due punti di forza straordinari: la sensibilità e la consapevolezza dei cittadini, che è una delle prerogative per l’attuazione e la riuscita di politiche ambientali, e il Bosco delle Querce, un esempio di estrema virtuosità di livello internazionale, in cui una società – nel senso proprio di societas – ha fatto di un evento drammatico un punto di positività e bellezza per l’intera comunità. E oggi aggiungerei un terzo punto di forza: la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, un luogo di divulgazione del sapere scientifico che rappresenta un’opportunità per tutto il territorio.

  • Seveso, comune associato dai più alla diossina, una sostanza tossica che si sviluppa in natura attraverso la decomposizione di alcuni funghi, e in misura più rilevante, attraverso fenomeni di combustione che la diffondono nell’ambiente. Conseguentemente a ciò, ne assumiamo piccole quantità anche attraverso il cibo. Da esperto quale sei, puoi spiegarmi meglio che cos’è la diossina e quali sono gli effetti sulla nostra salute?

Con il termine “diossine” ci si riferisce ad un gruppo di composti chimici che si formano come risultato di alcuni processi di combustione, come ad esempio l’incenerimento dei rifiuti. Diossina è il nome comune di una sostanza tossica, la tetraclorodibenzo-p-diossina (Tcdd), sicuramente la più studiata: insolubile in acqua, resistente alle alte temperature e si decompone grazie alle radiazioni ultraviolette in un processo che può durare centinaia di anni.

Studi scientifici hanno mostrato che l’esposizione alla diossina può causare numerosi effetti dannosi per la salute, che dipendono da una varietà di fattori che comprendono: il livello di esposizione, quando si è determinata, per quanto tempo e quanto spesso. La soglia massima di tollerabilità è stata infatti fissata dall’Organizzazione mondiale della Sanità in un trilionesimo di grammo al giorno per kg di peso.

  • Come già sottolineato, dalla combustione dei rifiuti si sviluppa diossina. Per ovviare a ciò la raccolta differenziata va sostenuta e incentivata. Seveso in questo senso si è distinta grazie all’alto livello raggiunto. Quali sono le vostre iniziative legate all’informazione in tema di rifiuti e di tutela dell’ambiente?

Fino a qualche secolo fa i rifiuti non erano un problema perché tutto ciò che l’uomo “buttava” veniva smaltito OLYMPUS DIGITAL CAMERAnaturalmente dall’ambiente. Ora non è più così e i rifiuti sono diventati ufficialmente un problema sia per le generazioni attuali che per quelle future. Da qui la necessità di un’importante azione di informazione ed educazione ambientale che porti a una accresciuta consapevolezza in merito a questo problema.
Fondazione Lombardia per l’Ambiente è da sempre molto attenta a questa tematica. Dal suo arrivo sul territorio sevesino è attiva una collaborazione con Gelsia Ambiente, società che si occupa della raccolta, del trasporto e, per conto o direttamente, dello smaltimento dei rifiuti in 12 comuni della provincia di Monza e della Brianza (tra cui Seveso), e di uno in provincia di Como.

Entrambi gli enti sono fortemente impegnati in attività di formazione e di sensibilizzazione dei cittadini relativamente alle tematiche ambientali: tra le finalità istituzionali delle parti vi è la disseminazione della conoscenza e del sapere quale strumento concreto per la formazione di risorse umane, indispensabili per lo sviluppo sostenibile del territorio.
Per far capire ai bambini il problema dei rifiuti da qualche anno viene proposto alle scuole primarie e secondarie di primo grado dei Comuni serviti da Gelsia Ambiente, il progetto “IO NON MI RIFIUTO” in cui al percorso formativo sul tema dei rifiuti e della raccolta differenziata è associato un concorso. La partecipazione è un’occasione importante per stimolare i bambini, la loro curiosità e la loro fantasia alla scoperta di soluzioni alternative e più sostenibili al problema dei rifiuti.

Inoltre da un anno è in corso a Seveso una sperimentazione sulla raccolta del rifiuto indifferenziato tramite la Radio Frequency Identification, un sistema innovativo di tracciabilità del rifiuto che ha permesso di arrivare a circa l’80% della raccolta differenziata. Tutto questo sarà oggetto di una campagna di informazione basata sulle evidenze scientifiche rivolta ai cittadini.

  • Durante la mia visita ho apprezzato i vostri progetti didattici rivolti alle scuole per formare una coscienza ambientale nelle nuove generazioni. Ritengo l’ambiente e il cibo strettamente connessi tra loro, mi riferisco allo spreco alimentare. Sono utili in tal senso proposte formative sia per i giovani che per gli adulti. Avete programmi in realizzazione in tal senso ?

Fondazione Lombardia per L’Ambiente e la Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile di Regione Lombardia stanno collaborando per un efficace conseguimento delle finalità stabilite d"Meravigliosambiente" Progetto didattico rivolto ai bambini delle scuole primarie e ai loro insegnantiaalla pianificazione regionale in materia di rifiuti e bonifiche. La collaborazione mira alla realizzazione di un progetto di riduzione dello spreco alimentare quale azione attuativa del Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti, in relazione agli obiettivi di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti con finalità, anche, sociali volte a garantire un sostegno alimentare alle categorie disagiate.

Per i più piccoli è in fase di realizzazione, con la collaborazione di ARPA, un fascicolo sull’educazione alimentare e sulla sostenibilità ambientale in occasione di Expo 2015 da distribuire gratuitamente alle scuole della Lombardia che ne faranno richiesta. A questo seguiranno altri tre innovativi volumi gratuiti, dedicati alle scuole primarie, che potranno essere utilizzati insieme ad una App interattiva.

  • Recentemente ho fatto qualche ricerca sulla canapa, una pianta dalle molte proprietà, robusta e facile da coltivare, ma soprattutto in grado di contribuire a risanare i terreni inquinati. Tra l’altro ci sono molti agricoltori che stanno riprendendo la coltivazione per la produzione di semi, olio e farina (leggi QUI). Visto lo stato critico dei nostri territori, sarebbe molto interessante approfondire l’argomento attraverso convegni ed esperti del settore. Perché non farlo alla FLA?

Oltre ad essere la sede istituzionale della FLA, il Centro Ricerche e Formazione Ambientali è un luogo di diffusione della scienza e della cultura. L’auditorium del piano terra è uno spazio concepito come luogo in grado di ospitare conferenze, convegni, workshop, corsi di formazione a disposizione di enti, istituzioni ed altre organizzazioni che, come la Fondazione, lavorano per la divulgazione scientifica e culturale.

Solitamente, come metodo di divulgazione scientifica, tendiamo nei convegni a non affrontare argomenti particolarmente specifici. Occorrerà quindi inquadrare l’argomento in un contesto più ampio che ne sottolinei i benefici e i risvolti positivi per l’ambiente e quindi la qualità della vita dei cittadini. Se verranno risposte tutte queste prerogative, si potrà verificare la possibilità di ospitare un eventuale convegno sul tema pur non essendo, la canapa e più in generale il tema delle coltivazioni, un argomento centrale della nostra attività di ricerca scientifica.

  • La FLA è patner del ‘Progetto Gestire’ finalizzato alla salvaguardia e al ripristino della biodiversità della Rete Natura 2000 della Lombardia. Quali sono stati gli habitat che vi hanno visto direttamente interessati per la loro tutela?

Laboratori FLASin dall’inizio delle politiche Natura 2000, la Fondazione ne ha seguito per Regione Lombardia l’attuazione e lo sviluppo sul territorio regionale e nazionale, in particolare con la realizzazione della Rete ecologica Regionale e la sua implementazione a livello locale. Natura 2000 è la rete di Siti protetti istituiti ai sensi di due Direttive Comunitarie (“Habitat” e “Uccelli”) per la conservazione di specie animali e vegetali di particolare importanza a livello europeo.

Ci siamo occupati, in qualità di responsabili scientifici, della stesura del programma di monitoraggio delle specie e degli habitat inseriti negli allegati delle due direttive e stiamo collaborando attivamente alla realizzazione del Documento programmatico per la gestione della Rete Natura 2000 e del PAF (Prioritized Action Framework), un documento che raccoglierà le azioni necessarie, elencate per priorità, per la gestione della rete Natura 2000 in Lombardia per il periodo 2015-2020. Il documento conterrà, tra le altre cose, una panoramica introduttiva sullo stato di conservazione di habitat e specie, gli obiettivi di conservazione strategici la descrizione delle misure fondamentali per raggiungerli, tutti temi su cui la FLA è ormai impegnata da anni.

 
 
Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Largo 10 Luglio 1976, n. 1 – Seveso (MB)

Per info tel. +39 02 8061611
fax +39 02 80616180
e-mail: flanet@flanet.org




La canapa, una pianta vista con sospetto, che i sospetti suscita su chi li crea.

Cannabis Sativa

Molti non sanno che fino ai primi del ‘900 noi italiani eravamo il secondo produttore mondiale di canapa per la quantità prodotta (secondi solo all’Unione Sovietica), e il primo per la qualità. Essendo allora un paese le cui economie erano prevalentemente agricole, dedicarsi ad una coltivazione altamente produttiva, resistente, e dalla crescita veloce, era una scelta opportuna ed economicamente conveniente.

La produttività della Cannabis Sativa, coltivabile legalmente per il basso contenuto di THC (tetraidrocannabinolo, sostanza psicoattiva prodotta dai fiori di cannabis), è data dai moltissimi prodotti che da essa si possono ricavare. Mi riferisco all’olio, alla farina, alla carta, ai materiali per l’edilizia, ai combustibili da biomasse e ai tessuti. A proposito di quest’ultimi, a Carmagnola, nel torinese, veniva coltivata e lavorata una varietà particolarmente apprezzata di canapa tessile. Parlo di un tessuto naturale che, con l’avvento delle fibre sintetiche, è stato soppiantato.

Dal punto di vista alimentare, i vantaggi nell’assumere cibi con derivati di canapa (semi, farine e olio), sono documentati da ricerche che ne confermano i benefici per l’organismo. Grazie ai grassi Omega 3 e Omega 6 si ha un effetto preventivo sui disturbi legati all’arteriosclerosi e alle malattie cardiovascolari.

Una pianta dalle molte risorse che, visti i presupposti, è da rivalutare ma soprattutto da coltivare. Siamo in tanti a spingere per ricostituire l’intera filiera che permetta all’Italia di riprendere questa tradizione che ci distingueva nel mondo. Molti lo stanno già facendo, come ad esempio Pasquale Polosa, socio fondatore di Canapa Lucana S.r.l.s. a Oppido Lucano, in provincia di Potenza. Dopo averlo contattato gli ho chiesto di raccontarmi la sua esperienza.

Canapa

Semi di canapa

  • Ciao Pasquale. Da circa tre anni insieme ad alcuni amici hai destinato dodici ettari di terreni alla coltivazione della canapa. Mi racconti come hai iniziato e che cosa ti ha convinto a investire in questa coltura che i più guardano ancora con sospetto?

Conosco da tempo le proprietà della canapa e i molteplici benefici che essa apporta all’uomo, agli animali e all’ambiente, e ne sono da sempre affascinato. Ho deciso di iniziare qualche hanno fa per portare in agricoltura un po’ di innovazione, con particolare interesse al benessere e all’ambiente, visto che ho scoperto che la sua coltivazione è legale. Quando un mio amico – e ora socio – che studiava economia ha presentato un progetto d’esame relativo alla coltivazione della canapa, insieme ad un altro amico comune, si è intrapreso questa strada.

  • Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato e che incontri tutt’ora nella conduzione della tua azienda agricola?

Il nostro obiettivo non era solo quello di coltivarla per noi, ma di coinvolgere più persone interessate a questa coltivazione e raggrupparle. Il problema è che una nuova coltura, con un mercato sconosciuto, non è una cosa semplice da far capire. Oggi possiamo dire che tutto questo è superato, essendo molte le aziende che coltivano e tante ancora quelle interessate. Ci sono ormai parecchi ettari di coltivazione all’attivo.

  • Come ho già scritto la canapa ha un’alta produttività. Quali sono le vostre produzioni?

Noi ne raccogliamo il seme, ricco di nutrienti e proprietà benefiche. Ne estraiamo l’olio che contiene Omega 6 ed Omega 3, numerose vitamine e sali minerali. La parte solida che ne rimane, va a molitura per fare la farina. Quest’ultima mantiene la parte proteica del seme, e soprattutto tutti gli amminoacidi essenziali. Con la farina si può fare tutto quello che normalmente viene fatto con altre farine. I nostri prodotti che vanno per la maggiore sono pasta e olio.

Canapalucana

  • Sei membro dell’associazione Assocanapa Basilicata. Che cosa si prefigge questa associazione e come interviene per far conoscere i benefici e gli utilizzi di questa pianta?

La nostra associazione è nata con lo scopo di promuovere, tutelare e diffondere la coltivazione della canapa e il suo impiego nei vari settori produttivi. Puntiamo a farne conoscere le proprietà e i tantissimi utilizzi possibili. Per questo organizziamo eventi sociali e informativi che ci rapportano spesso con enti e istituzioni, e diamo supporto agli agricoltori che sono propensi o che già coltivano la canapa.

  • La canapa contribuisce a risanare i terreni inquinati. Com’è la salute ambientale in Basilicata?

Credo che un po’ in tutto il mondo l’ambiente sia compromesso, purtroppo per diversi fattori. L’agricoltura intensiva è una delle cause; la canapa, in questo senso, può aiutare a risolvere alcuni problemi. In questo momento la preoccupazione più grande per la Basilicata e per il suo futuro, è l’aumento delle estrazioni petrolifere che alcuni vorrebbe attuare. Ci sono già alcune aree critiche nella regione, e con questa azione, si rischierebbe di crearne altre. Questo problema non riguardando solo la Basilicata, sta mobilitando persone e associazioni di molte regioni d’Italia decise a lottare per tutelare i territori e l’ambiente.

  • Amo, studio e ricerco tutto ciò che riguarda la medicina naturale. Per questo motivo non posso che favorire il consumo dei derivati della canapa anche in cucina.  Quando ne ho l’occasione infatti, cerco di stimolare i cuochi affinché usino questi prodotti nelle loro preparazioni. Nella tua azienda organizzi eventi in tal senso?

Si. Nell’arco dell’anno con l’associazione organizziamo diverse feste ed eventi, sia sul campo, quando facciamo la giornata del raccolto e le visite nei campi, sia sul territorio con sagre, feste ed eventi degustativi.

– Alcune Norme che disciplinano la sua coltivazione:

Reg. del Consiglio n. 1234/2007
Reg. del Consiglio n. 73/2009
Reg. della Commissione n. 1122/2009
Reg. del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 1307/2013

www.canapalucana.it
info@canapalucana.it




Valeria Terraneo, una giovane donna divisa tra la passione per l’agricoltura e un call center

Conoscete la pecora brianzola?

Valeria Terraneo, una giovane donna impegnata nell’azienda agricola di famiglia a Seveso‬, in provincia di Monza e Brianza. Diplomata in Agraria, si dedica con passione all’agricoltura e all’‎allevamento‬. Nonostante l’impegno e la voglia di fare, i mezzi a sua disposizione non sono ancora sufficienti per dedicarsi completamente ai suoi animali che accudisce ogni mattina alzandosi all’alba. La sua giornata infatti, è scandita dai trilli di un call center che gli permette di sostenersi finanziariamente.

Sono tanti i giovani che seguendo le tradizioni familiari si stanno orientano verso l’agricoltura. Una scelta che comprendo e condivido, e che spinge nonostante le difficoltà, ad andare avanti verso un futuro sempre più agricolo ed ecosostenibile.

L’azienda agricola Terraneo alleva cavalli, animali da cortile e pecore brianzole, una razza in via d’estinzione. Per scelta nessun capo viene macellato. L’attività principale che permette loro il parziale recupero delle spese, è costituita dalla coltivazione di cereali e di fieno nei terreni incolti dei comuni limitrofi.

Valeria Terraneo

Durante la mia visita, dopo essermi dedicata con saluti e carezze agli animali presenti, ho parlato a lungo con Valeria sull’importanza degli effetti benefici che questo contatto naturale ha sulle persone. Per questo motivo, e per molto altro, la cultura agricola va promossa e sostenuta in ogni sua forma.

Passo a lei la parola…

  • Valeria, con la tua famiglia conduci questa realtà agricola che i tuoi nonni hanno avviato molti anni fa. Mi racconti un po’ della vostra storia?

Tutto parte dai primi del ‘900, quando Baruccana, piccola frazione di Seveso, era un paese agricolo dove tutte le famiglie possedevano una stalla e una cascina con appezzamenti di terreni annessi. Gli animali che si allevavano era prevalentemente per il lavoro; buoi e cavalli da tiro per poter coltivare i campi. A quei tempi i trattori erano ancora una realtà sconosciuta. Con il passare degli anni questa passione è stata tramandata di generazione in generazione fino ai nostri tempi, ovviamente con scopi differenti da quelli di allora. A tutt’oggi alleviamo con amore questi animali straordinari. Purtroppo questa zona geografica in cui viviamo non è delle migliori per le coltivazioni, soprattutto per la mancanza di terreni agricoli. Aggiungo che la passione non è solo rivolta agli animali, ma anche ai mezzi agricoli storici che custodiamo con cura e che utilizziamo per mostre, eventi e fiere zootecniche.

  • Tra gli animali che allevi c’è la pecora brianzola, una razza in via d’estinzione da tutelare. Me ne descrive le caratteristiche?

È una razza che negli ultimi anni, grazie all’impegno di molti allevatori, si sta ripopolando. Le sue caratteristiche sono Pecora brianzola la robustezza e quindi la conseguente adattabilità a qualsiasi tipo di terreno o condizione climatica. Inoltre la rusticità, cioè la resistenza alle malattie, fa si che le esigenze alimentari e di vita non siano di particolare impegno. La taglia è medio-grande, infatti i maschi adulti raggiungono anche i 90-100 kg, a differenza delle femmine, che raggiungono il peso massimo di 80 kg.

Sono soggetti molto prolifici e precoci che vengono allevati per la produzione di carne e di lana (esiste una filiera della lana che viene utilizzata per produrre capi di abbigliamento della tradizione pastorale lombarda). La zona principale di allevamento sono le provincie di Lecco, Como e Monza.

  • Come scrivevo poc’anzi, è risaputo che il contatto con gli animali genera benessere riportando le persone ai ritmi naturali. Creare un ambiente idoneo in cui poter vivere anche per poche ore questo contatto, potrebbe essere un valido aiuto in caso di depressioni e malesseri psichici. Credi che si possa realizzare un programma analogo anche da voi ?

A riguardo di questa affermazione penso che possa essere un buon inizio per poter costruire “qualcosa” di socialmente utile anche da noi, visto che già esistono a livello nazionale e internazionale molte associazioni di pet therapy.

  • Valeria, è risaputo quanto io ami la natura e il mondo agricolo. I miei ricordi d’infanzia in campagna hanno influito molto sulle scelte della mia vita. Per questo motivo ritengo che un riavvicinamento a questo importante comparto, attraverso percorsi didattici e culturali, sia di rilevante importanza nell’educazione dei bambini. La vostra azienda ha in programma iniziative in tal senso?

È in progetto sicuramente. Per gli anni futuri prevediamo infatti l’apertura di una fattoria didattica e l’organizzazione di alcuni eventi dedicati a bambini, alle scolaresche e alle loro famiglie.

  • Ora parliamo di eventi agricoli. Nel prossimi mesi, a Seveso, si svolgerà “Seveso in fiore”. Una manifestazione agricola in fase organizzativa che ti vede tra le coordinatrici. Come mi dicevi, oltre alla vostra collezioni storica di trattori, ci saranno importanti realtà produttive del territorio. Quali sono i requisiti per partecipare e le eventuali modalità per iscriversi?

L’evento sarà esattamente il 18 e il 19 aprile e avrà luogo nel prestigioso ‘Bosco delle querce’. Ci sarà la presenza di florovivaisti, produzioni di aziende agricole, e fattorie didattiche. I requisiti per partecipare sono minimi: essere produttori o trasformatori di materie prime agricole, oppure essere fattorie didattiche o produttori di fiori e piante. Le modalità di iscrizione saranno a breve pubblicate sul sito ufficiale.

Per info contattare Valeria Terraneo
Mail: valeria_giny@hotmail.com
Cell. 340 5263379

Azienda Agricola Terraneo

Azienda Agricola Terraneo




Nordic Walking, per vivere in Salute la Natura e i Territori

Vivere Naturalmente

Ultimamente sono spesso nei boschi. In realtà il benessere che mi da il contatto con la natura è una costante da sempre. Purtroppo viviamo in tempi difficili che ci costringono a modificare le nostre abitudini. Non semBastoncinipre infatti passeggiare da soli è consigliato. Per questo, in alcune occasioni, ho dovuto rinunciare a percorsi che mi attraevano per le loro atmosfere.

Avete mai provato a passeggiare la sera tra gli alberi? Io ho incominciato a farlo con un gruppo di persone da quando pratico Nordic Walking, una disciplina sportiva nata in Finlandia. Una tecnica di camminata fatta con l’ausilio di bastoncini che, dando al passo una spinta maggiore, permette di stimolare oltre l’80% della nostra muscolatura.

La cosa bella è che lo si può praticare ovunque e in ogni stagione, creando aggregazione tra le persone, e consentendo loro la conoscenza dei territori. Un movimento completo che fa bene sia al fisico che alla mente, che si può fare oltre che in montagna, nei parchi, sulle spiagge, oppure nelle città, per conoscerne le bellezze e la loro storia.

Il Nordic Walking…

  • Migliora la circolazione e i disturbi cardiovascolari.
  • Rilassa riducendo lo stress.
  • Migliora la postura.
  • Rinforza il sistema immunitario.
  • Aiuta a perdere peso.
  • Non prevede nessun limite di età.
  • Grazie all’uso dei bastoncini aiuta a camminare affaticando meno le articolazioni.

Devo dare merito ai finlandesi per aver inventato, oltre a questo sport, anche la sauna secca. Due pratiche che amo molto per il benessere e l’energia che mi trasmettono.

A proposito, noi del Nordic Walking mentre camminiamo scopriamo rifugi, aziende agricole, e facciamo ottime merende con produzioni artigianali. 😉

Team Trangolo Lariano Lago di Como A.S.D. Brianza

Nordic Walking




Il riciclo creativo, l’arte che nasce dall’estro.

Articolo pubblicato sul mensile ‘Salute & Natura’ – Dicembre 2014 Ed. Adesso

Tom Regan, filosofo statunitense, diceva che chi non è perseverante non otterrà mai alcun cambiamento, quindi, da dove si parte? Direi proprio che ci si reinventa, credendo in se stessi e nelle proprie capacità. Sono figlia di un artigiano, un artista del marmo che mi ha trasmesso, oltre alla sua creatività, la passione per la terra.

La crisi che sta vivendo il nostro paese ha coinvolto, chi più chi meno, tutti i settori. Tante le cause, tanti gli sprechi e tante le colpe. Chi consiglia di andare all’estero, chi resiste, e chi si arrende. L’enogastronomia, l’artigianato, la moda, il turismo, l’arte… sono questi i pilastri che sostengono l’Italia. Le risorse le abbiamo, nonostante molte siano state sprecate.

Oggi comincio da qui, parlandovi di riciclo creativo, l’abilità di recuperare i materiali più inaspettati per oggetti di design. Io stessa amo ridare vita alle anticaglie che abitualmente si trovano abbandonate nelle soffitte, forse è per la loro storia, o forse più semplicemente per la soddisfazione di vedere rivivere un oggetto. Siamo in tanti che lo facciamo. Qui di seguito vi citerò alcuni esempi.

Giuseppe Colucci, oltre a collaborare con l’azienda meccanica di famiglia, dal 2011 si è reinventato creando una linea di oggetti molto singolari ottenuti unendo dell’acciaio e del vecchio parquet di ulivo recuperato. Ma non solo, guardate che cosa è riuscito a fare con dei puntelli recuperati nei cantieri edili: dei portabottiglie! (foto in testata)

  • Giuseppe come hai iniziato?

Il mio “inizio” è partito dopo un percorso full immersion durato ventisette anni. Ho spaziato dall’arte alla grafica, dalla fotografia ai video, dal design all’architettura, fino ad arrivare alla meccanica di precisione, esperienza che mi ha portato a realizzare tutti i miei progetti con le macchine che ho a disposizione in azienda.

La contaminazione ricevuta nel tempo, mi ha permesso di dare vita spesso a creazioni che sono un sunto delle esperienze fatte, che vedono materiali industriali di recupero mescolarsi ad immagini, colori, luci ed attrezzature provenienti da cantieri edili. Parquet, scarti presi da materiali per imballi industriali, puntelli da cantiere dismessi, scarti di produzione metalliche, tutti materiali di scarto, che, visto con occhi diversi, diventano materia prima.

La collaborazione con la FONDAZIONE VIALLI E MAURO PER LA RICERCA E LO SPORT, onlus che si dedica alla raccolta di fondi da destinare alla ricerca sul cancro e sulla SLA, nasce da una conoscenza casuale. Il bisogno di creatività mi ha sempre spinto a realizzare nuovi progetti e dare vita sempre a nuove collaborazioni, convinto che queste ultime siano fondamentali mezzi di crescita comune, e diffusione di messaggi importanti. Così ho realizzato appositamente per loro il mio nuovo oggetto, “flame of life” porta candela/incenso, prodotto in serie numerata limitata, realizzato in alluminio e legno d’ulivo proveniente da parquet riciclato. Parte del ricavato dalle vendite che realizzerò sarà devoluto a loro per scopi benefici.

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Giuseppe Colucci – Art Design Factory www.artdesignfactory.eu

Altro esempio. Dina Miele, un’infermiera ma soprattutto un’assidua consumatrice di caffè in capsule.

La combinazione dei colori brillanti delle cialde che col tempo si sono accumulate l’hanno portata a sperimentare, grazie alla sua manualità da sempre spiccata, dei lavori artigianali. Dopo averle riciclate, lavorandole grazie alla sua fantasia, ha creato una linea personale di gioielli bijou che ha chiamato Le CialDine. Questi i risultati.

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Dina Miele – Le CialDine dina.miele@libero.it

Sempre riciclando le cialde, Chiara Zirilli stilista esordiente di 25 anni, per il suo progetto di tesi ha realizzato un corsetto davvero interessante.

  • Chiara come ti è venuta l’idea per questa realizzazione che personalmente trovo bellissima?

Volevo affrontare la sfida di realizzare un corsetto di epoca elisabettiana (la mia tesi infatti tratta di: Elisabetta I Semper Eadem nel teatro, nella pittura, nella moda e nella fotografia) unendo l’antico con il nuovo sperimentando tecniche e materiali non convenzionali. Ho deciso così di utilizzare un materiale che, sempre presente nella cucina di casa, mi permettesse di realizzare il mio progetto: le cialde del caffè della Nespresso.

Leggere, facili da usare ed in vari colori. Alla fine ho realizzato il mio corsetto interamente con quelle, ne ho usate la bellezza di 430, cucendole insieme una a una con del filo di stagno argentato. Lo scopo finale era un’interpretazione personale della classica armatura. L’uso della cialde si è rivelato un materiale perfetto e particolare con un effetto finale al quanto soddisfacente.

Chiara Zirilli

Chiara Zirilli chiarazirillimsfb.wordpress.com

Bellissimi oggetti vero? Bene, ora faccio a voi una domanda: “Siete certi di non avere nulla da riciclare?”

 




Il Tarassaco, l’oro giallo dei campi

In testata la foto della radice di Tarassaco essiccata.

Questi sono gli ultimi giorni di un Agosto che in molti ricorderanno. A dir la verità spesso guardando il cielo qui al nord mi è sembrato quasi autunno. Un’atmosfera particolare ideale per le mie passeggiate nei boschi. Con tutte queste piogge poi, alcuni penseranno che mi sia messa in cerca di funghi, e invece no! Io vado in cerca di radici per le mie pozioni. 😉

Che sia un po’ strega? Ma nooo, scherzo, la verità è che mi piace passeggiare godendo della pace e dell’energia che trasmette la natura, ma soprattutto mi piace raccogliere erbe spontanee e radici dalle proprietà officinali. Non sono un’esperta, ma solo molto appassionata di terapie naturali. Ci sono popolazioni che ne fanno un culto, io ne faccio una filosofia di vita, fermamente convinta che la natura ci fornisca gratuitamente le difese necessarie per salvaguardare la nostra salute.

Oggi voglio parlare del Tarassaco, dal greco Taraxakos, che tradotto significa guarire. Una pianta selvatica estremamente adattabile dalle molte proprietà, conosciuta come dente di leone per le sue foglie dentate. E’ apprezzata soprattutto per le foglie ricche di vitamine che si raccolgono in primavera e che si utilizzano per insalate terapeutiche. Inoltre, grazie alle sue proprietà diuretiche, è un validissimo aiuto contro un antipatico disturbo che colpisce le donne: la tremenda ritenzione idricaVino di Tarassaco.

Passiamo alla radice. Ne vogliamo parlare? Io direi proprio di si, visto che la maggior parte delle proprietà disintossicanti e depurative sono concentrate proprio li.  La radice del Tarassaco infatti, che pochi conoscono e utilizzano, ha degli usi molto interessanti. Si raccoglie nei mesi autunnali e, una volta tagliata a tocchetti ed essiccata, può essere usata per decotti depurativi.

Se tostata, si può utilizzare per un buon surrogato del caffè, mentre, facendone macerare 50 gr. in mezzo litro di vino bianco per una settimana, permette di ottenere un interessante vino digestivo.

Per riassumere…

  • Il tarassaco è una buona fonte di ferro, potassio, calcio e beta-carotene.
  • E’ un ottimo diuretico e depurativo.
  • Facilita la funzione digestiva.

 In cucina:

  • Le foglie si possono consumare crude in insalata o saltate in padella con aglio e olio extra vergine di oliva.
  • Sono ottime anche nelle minestre e nelle frittate.
  • La radice, non ancora conosciuta come merita, è ottima semplicemente lessata e condita con un buon olio extra vergine di oliva.

Il Tarassaco o Dente di leone

Il Tarassaco o Dente di leone

Fonti: Piante Selvatiche di R. Chiej Gamacchi – Cibi che fanno bene cibi che fanno male di Tom Sanders, docente di nutrizione e dietetica presso King’s College, University of London – L’antico erbario di Gioia Romagnoli e Stefania Vasetti.




Un guscio d’uovo e un limone per… “farsi le ossa”

Quando si parla di terapie naturali tendo sempre l’orecchio. Un argomento che attira subito la mia attenzione vista la mia scarsa passione per i prodotti farmaceutici. Li uso solo se strettamente necessari.

Ebbene, qualche giorno fa chiacchierando con amici con lo stesso interesse, è saltato fuori ‘un guscio d’uovo e un limone’ uniti per rinforzare le ossa. A proposito, ricordo che anche il formaggio non è la scelta migliore nel caso di patologie livello osseo. Leggete QUI.

Ma torniamo all’argomento chiave. Aspettate, mi è venuto un flash! Mi vedo bambina mentre guardo mia nonna dare alle galline dei gusci d’uovo sminuzzati insieme al mangime. Stupita gli chiedo: “Nonna, ma che fai?!” Ora, a distanza di anni, l’ho finalmente capito.

Il guscio d’uovo è composto per oltre il 90% di carbonato di calcio, un vero concentrato, utile in caso di osteopatia. Già vi sento dire: “E con questo? Che facciamo, ci mangiamo il guscio d’uovo in caso di carenza di calcio?” Direi proprio di no, o meglio, c’è il trucco, diciamo che potreste berlo! 😉

In pratica si tratta di un vecchio ‘rimedio della nonna’ utile in caso di osteoporosi, per chi vuole assumere calcio e meno medicine rinforzando le ossa.

Vi spiego come prepararlo.

  • Prendere un uovo non timbrato, quindi possibilmente non del supermercato.
  • Cuocerlo fino a farlo diventare ben sodo, e sgusciarlo.
  • Mettere il guscio in un bicchiere, e coprirlo con del succo di limone fresco.
  • Lasciare riposare per un giorno intero. Grazie all’acido citrico del limone si otterrà un concentrato liquido di calcio terapeutico, che si potrà bere.
  • Una cura da eseguirsi tre volte alla settimana, per un minimo e un massimo di tre mesi.

 

Fonte: Medicina Naturale di Raymond Dextreit.

 




‘Vorrei la pelle nera’ diceva una canzone… Io mentre l’ascolto dico: Beta-Carotene e Olio di Mallo di noce!

Vorrei la pelle nera diceva una canzone… Ve la ricordate? La cantava Nino Ferrer nel 1967. Un inno alla musica blues che, nonostante il passare degli anni, molti ancora ricordano.

Ebbene, poco fa ascoltandola alla radio pensavo che anch’io vorrei la pelle nera, o meglio, una pelle lucente e dorata per effetto del sole. Quasi un miraggio per una donna come me dalla carnagione chiara che, se troppo esposta, rischia di trasformarsi in un gambero rosso! 😉

In realtà, per vivere meglio il sole e per avere una carnagione dorata, basta seguire la giusta alimentazione e saggi consigli.

Innanzitutto ci sono delle regole basilari da seguire. Sembrano scontate ma non lo sono affatto visto il numero elevato dei casi di colpi di sole, per esposizione diretta e prolungata, e di colpi di calore, dovuti a livelli di umidità estiva che superano il 60-70%.

Sole

Detto questo, direi di fare un breve ripasso. Attenzione a…

  • Non esporsi al sole nelle ore centrali.
  • Proteggere gli occhi con occhiali scuri e la testa con dei cappelli.
  • Vestirsi con tessuti chiari di fibre naturali (lino e cotone), evitando le fibre sintetiche che non permettono la giusta traspirazione.
  • Coprirsi quando si passa da un ambiente con aria condizionata ad uno caldo.
  • Tenere aperte le finestre al mattino e chiuderle, oscurando gli ambienti, nelle ore più calde.
  • Sforzarsi di bere almeno due litri di acqua fresca, ma non fredda, onde evitare antipatiche congestioni. Attenzione alle bevande dolci; oltre ad essere caloriche sono poco dissetanti.
  • Moderare gli alcolici, perché aumentano la sudorazione e la sensazione di calore.
  • Moderare il consumo di piatti elaborati, fritti e grassi, preferendo pasta e riso con condimenti leggeri.
  • Abbondate con frutta e verdura. Essendo alimenti ricchi di acqua, sono ideali per idratare il nostro corpo. Inoltre, come ben sappiamo, sono una ricarica di vitamine e sali minerali che durante la stagione estiva perdiamo con la sudorazione.
  • Dimenticavo… una coppa di gelato è un’ottima e fresca alternativa ad uno dei pasti principali della giornata.

Ma quindi… per la mia abbronzatura?

Qui la parola chiave è Beta-Carotene, un pigmento arancione capace di stimolare la produzione di melanina naturalmente presente nella pelle. Sono molti gli alimenti che lo contengono, in particolare quelli il cui colore varia dall’arancione al rosso: carote, albicocche, pomodori, pesche, peperoni, ciliegie, meloni… Ma non solo, sulla pelle, oltre ad usare creme al alta protezione, mi spalmo dell’Olio di Mallo di noce che, grazie alle sostanze di cui è composto, reagendo con la cheratina naturalmente presente nell’epidermide, aiuta la mia abbronzatura.

A proposito, indovinate cosa mangio oggi? 😉




Le ‘Grotte di Sileno’ della chora tarantina, una terra di confine piena di magia e misteri non ancora violati.

Le Grotte di Sileno, un sito archeologico in cui viene prodotto olio, vino e frutta antica. Qui troverete l’orto di ‘Columella’, la capanna preistorica, ma soprattutto l’accoglienza della Magna Grecia (ξενία).

Sileno, un essere mitologico dell’Antica Grecia educatore di Dioniso (Bacco). Raffigurato come un vecchio ubriaco a cavallo di un asina, è protettore delle vigne e del vino.

L’ho conosciuto nelle sue grotte, o meglio, nella zona limitrofa di un’azienda agricola di Castellaneta in provincia di Taranto in cui, durante gli scavi archeologici, sono stati ritrovati impianti di vigneti preromani e le raffigurazioni di Sileno. Testimonianze che attesterebbero la vocazione di questo territorio alla produzione di vino.

Da qui l’origine del nome dell’azienda agricola di cui Raffaele Rochira è socio: Le Grotte di Sileno.

Con Paolo Barberio Az. Agr. Campanello  Raffaele Rochira Le Grotte di Sileno

Paolo Barberio Az. Agricola Campanello – Raffaele Rochira Az. Agricola Le Grotte di Sileno

Una tenuta che ha acquistato dopo aver superato un momento difficile della sua vita. Nonostante non sia nato agricoltore, le sue origini lo hanno richiamato alla terra. Determinanti gli studi in Toscana. La passione per il territorio e la caparbietà della sua gente nel promuoverlo, gli è stato negli anni avvenire di grande insegnamento.

Nonostante l’Italia sia da sempre un paese vocato alla terra e all’agricoltura, le complicanze burocratiche ostacolano chi si vuole, con grandi sforzi, dedicare ad essa. Un tasto ahimè dolente, che purtroppo sento ribattere ogni qualvolta io visiti una realtà agricola.

4 - Una vite di cento anni. Monumenti della natura.

Una vite di cento anni. Monumenti della natura.

  • Raffaele, partiamo da qui. Come vivi il tuo territorio?

E’ difficile operare in un contesto caratterizzato da assenza di amore e carenza di opportunità economiche; in particolare nella visione, da parte di alcuni cittadini, condizionati da  rappresentanti delle Istituzioni, che, per diversi motivi, non credono o non vogliono credere nel settore primario.

L’importanza di comunicare il territorio attraverso il recupero delle nostre radici storiche è la vera presa di coscienza per non perdere la nostra identità per una nuova vision culturale ed economica.

Le grotte di Sileno

Le Grotte di Sileno – Porta antica

  • Vino, olio e frutti antichi. Queste le tue principali produzioni.

Esatto. Quello che cerco di fare è raccontare con i nostri prodotti, la natura e la cultura di questa fantastica terra amata sin dalla notte dei tempi, da filosofi, scienziati, imperatori e principi. Racconto la mia Terra, la Puglia, la chora (terra) tarantina, dove  gli ulivi migrano in senso metaforico e non.

Una terra di confine piena di magia, ricca di misteri non ancora violati. Quello che cerco di fare è  suscitare emozioni a chi decide di “viverla”.

L'ulivo maritato con la pietra

L’ulivo maritato con la pietra

  • Mi hai parlato del tuo orto antico: l’orto di Columella.

L’idea nasce dal fatto che, quando ho acquistato l’azienda ho trovato intatto l’orto di Columella (Generale e Agrimensore Romano che assegnava ai veterani delle legioni romane, di ritorno dalle missioni, delle terre). Novanta are (novemila metri quadri) delimitati da muri a secco che nel lato Nord sono alti fino a quattro metri per proteggere dai venti freddi settentrionali l’orto e gli alberi da  frutto.

Visto che in maniera fortuita si era conservata questa antica struttura, perché non reinserire le antiche piante e gli antichi semi ricostruendo integralmente l’orto e realizzando così un esempio di archeologia viva del territorio? Così ho fatto.

Capperi

Capperi

  • Mi hai fatto visitare la ricostruzione della capanna preistorica dell’età del Bronzo Medio, rinvenuta a Sud dell’azienda. E’ legata ad un progetto?

Si, è una ricostruzione fedele, posta in essere con l’aiuto di architetti ed archeologi: un progetto di Archeologia sperimentale finalizzato alla promozione del territorio. Ne abbiamo in cantiere diversi, tra cui uno per la promozione di tecniche di costruzione biodinamica  la cui realizzazione passa attraverso un azione sinergica tra università, professionisti e altre imprese.

Casa di Paglia

Casa di Paglia

  • Nella tua tenuta organizzi attività archeologiche con i bambini. Un’iniziativa che ha avuto un buon esito, e che insegna loro ad amare la storia. Me ne parli?

Grazie  alla collaborazione con l’Associazione Culturale Aulon Res, composta da guide specializzate coadiuvate da  archeologi ed architetti, si organizzano visite con le scuole, e non solo. Sia i bambini che gli adulti hanno così la possibilità di vivere l’emozione di uno scavo archeologico con la scoperta di costruzioni, tombe e reperti.

Suscitare emozioni è la mission delle Grotte di Sileno, in questo caso, con il fascino della scoperta dell’antico, anche il mistero.

Pozzo antico

Pozzo antico

  • Ora parliamo di turismo. Posso dire di aver visto le basi per un buon esito di accoglienza rurale e non solo. Ho visto avviato il tuo agriturismo. A che punto sono i lavori di messa in opera?

Cinzia, siamo già operativi, nel senso che pratichiamo i principi di ospitalità e accoglienza della Magna Grecia (ξενία). L’agriturismo, come accoglienza in camera, sarà operativo per l’apertura dell’Expo 2015.

Come sempre, ma in particolar modo questa estate, organizzeremo visite guidate in azienda e nei territori circostanti disponibili ad accoglier gli ospiti delle altre strutture ricettive con percorsi tra natura e storia…

Gelso

Gelso

Fiore di Melograno

Fiore di Melograno

Le Grotte di Sileno

Le Grotte di Sileno

 Raffele Rochira  www.legrottedisileno.it

raffaelerochira@alice.it




Io la notte mi vesto con due gocce di… “Olio EVO e Bergamotto”

Marilyn Monroe, simbolo di bellezza e femminilità era solita dire: “La notte mi vesto con due gocce di Chanel numero 5”. Ebbene, siamo entrambe bionde e femminili, ma io la notte amo di gran lunga vestirmi con olio EVO e Bergamotto. Detto questo, lungi da me paragonarmi a questa intramontabile icona del cinema. Ho voluto solo riallacciarmi a questo suo modo di dire per raccontarvi il modo in cui saluto il giorno  e  mi accompagno alla notte.

Sono anni che ormai utilizzo l’olio extra vergine di oliva per mantenere la pelle morbida ed elastica. Ho imparato a farlo grazie ad un medico che me l’ha consigliato durante la mia gravidanza. Ero molto giovane e inesperta. Quando gli chiesi cosa potessi usare per evitare la formazione di ragadi lui deciso mi disse: “Cinzia, niente creme, usa solo un buon olio di oliva spalmandolo quotidianamente sulla pelle.” Io non ho ragadi, forse non ero predisposta, o forse più semplicemente le molte proprietà benefiche dell’olio di oliva e la costanza nell’usarlo le hanno prevenute.

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Ultimamente ne ho scoperto uno veramente speciale, l’Olio EVO con il  Bergamotto che la cara amica Alessandra Paolini produce nella sua Azienda Agricola a Doria, in provincia di Cosenza. Un olio dai profumi molto particolari.

Lo sapevate che la Calabria vanta un’antica coltivazione di Bergamotto risalente alla metà del 1700? Proprio così, ma non solo visto che a livello mondiale è anche la maggiore produttrice di questo agrume DOP dal 2001, i cui oli essenziali vengono impiegati nella produzione dei profumi.

Un mix perfetto per la salute della pelle utilizzato fin dall’antichità. L’olio d’oliva infatti, grazie ai suoi contenuti di vitamina E, vitamina A, beta-carotene e altre sostanze benefiche, contrasta i radicali liberi rallentando l’invecchiamento dei tessuti. In più è un prodotto naturale della nostra agricoltura che fa grande l’Italia nel mondo, meglio di così! 😉

La Natura cura!

Frangivento Cipressino nella terra di Doria

Frangivento Cipressino nella terra di Doria – Fotografia di Alessandra Paolini

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