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Sorseggiando succo d’Uva… oggi si parla di ambiente! Progetto Ita.Ca.® (Italian Wine Carbon Calculator)

Durante i miei giorni di vacanza nella rigogliosa terra gardesana mi son detta: “Cinzia in questi giorni solo relax… lago, letture e chiacchiere”.  A quelle proprio non posso rinunciare, a meno che non intervenga il mio caro amico e medico Enzo Primerano con l’anestesia… ma totale 😉

Va be’, ora bando agli scherzi che si parte con la mia storia!

Una mattina chiacchierando con Adriano Liloni nel suo locale a Moniga del Garda  “I Sovversivi del Gusto”, più che un nome un programma, ma lo capirete andando ;-),  dopo aver fatto un po’ del mio classico folklore non riuscendo a trattenermi gli ho chiesto: “Adriano, ascolta un po’… ma un posticino di quelli giusti, con le persone giuste… e che soprattutto fanno “tipicità ” da visitare, noo?”  Bè,  i nomi proposti molti… La mia curiosità però scattò quando lui pronunciò il nome di un produttore di “succo d’uva”.  Ricordo che da ragazzina a Treviso mentre seguivo mio zio Edoardo in vigna, chiedevo spesso: “Zio ma perché se l’uva è un frutto non può essere trasformata in un succo?”.  Lui mi rispondeva che era fatta per fare il vino, e la questione si chiudeva.

Ma visto che, come si suol dire, la curiosità è il motore della conoscenza, chiavi inserite e… pronti, via!!

La Cascina Belmonte è un’azienda agricola che fonda la sua attività vitivinicola su un approccio di rispetto dell’ecosistema e di conservazione del territorio.  Sette ettari di vigneto a Muscoline in provincia di Brescia, in cui ho fatto una piacevole passeggiata mentre aspettavo la mia guida, Enrico Di Martino, titolare e agronomo dell’azienda.  Enrico mi ha spiegato come nelle sue vigne non venga utilizzato nessun trattamento erbicida, insetticida, antibotritico…  insomma si punti ad un vino pulito,  tanto da lavare l’uva prima di vendemmiarla!

La visione ecologica nel vigneto favorita dall’adozione di strategie naturali che puntano al rispetto di una biodiversità tesa alla tutela dell’ambiente, è un argomento a cui tengo molto  e che ho voluto approfondire.

  • Enrico, a questo proposito vuoi parlarmi del progetto Ita.Ca.® (Italian Wine Carbon Calculator) finalizzato alla misurazione dell’Impronta Carbonica. Che obiettivi ti prefiggi aderendo?

Il progetto Ita.Ca.® è un progetto di rilevanza nazionale finalizzato al monitoraggio e alla riduzione delle emissioniVendemmia aziendali di gas serra.

L’obiettivo del lavoro svolto è quello della misurazione della cosiddetta impronta carbonica, ovvero la quantificazione delle emissioni di gas serra nell’azienda vitivinicola, con contemporanea individuazione degli ambiti maggiormente impattanti all’interno dell’intero processo di produzione, e delle aree su cui agire più efficacemente attraverso azioni concrete e circoscritte, per la riduzione delle emissioni stesse.

In un momento in cui, anche le scelte di consumo risultano sempre più orientate a supporto di prodotti e filiere rispettosi dell’ambiente, assume maggior rilevanza la capacità di fornire informazioni chiare su pratiche e processi, affinché anche il consumatore con le sue scelte possa premiare aziende e territori impegnati nella ricerca di una possibile sostenibilità ambientale. Essere viticoltori è un impegno antico che oggi comporta un’opposizione strenua all’impoverimento dei territori, percorribile soltanto grazie alla valorizzazione delle inclinazioni naturali, e realizzabile solo in presenza di un’imprescindibile sostenibilità ambientale ed economica dei processi produttivi. Conservazione e valorizzazione del territorio sono il punto di partenza di una viticoltura attenta, capace di sfruttare con intelligenza, rispetto e lungimiranza le risorse disponibili, e di avvicinarsi sempre più ad un concetto di piena sostenibilità.

Mi era venuta sete, e quindi visto che dovevo guidare… e sappiamo tutti che chi guida non deve bere… un succo d’uva era perfetto!  Enrico, mi ha spiegato che questa bevanda analcolica è prodotta col 100% di frutta, senza zuccheri aggiunti, senza conservanti, senza coloranti e senza pastorizzazione a caldo.

  • Enrico come ti è nata l’idea di fare un succo d’uva?

L’idea mi è scattata durante un viaggio in bicicletta in Inghilterra.  Avevo una grande sete, e bevendo un succo ho ricavato un piacere così intenso e inatteso che immediatamente ho pensato alla mia materia prima: l’uva. Questo è stato il seme, l’idea iniziale, il blink! Da quel preciso momento è stato come se si fosse aperto un mondo che non potevo più ignorare! Creare con l’uva la bevanda migliore possibile è diventata una ‘necessità’. E’ partita la ricerca in quella direzione… Portare nel bicchiere quell’esperienza così pura e autentica che solo il frutto fresco e naturale riesce a dare.  Lo studio e il lavoro dei tre anni successivi mi hanno poi portato  al “d’UVA”.

  • Che differenza c’è tra vino non alcolico e succo d’uva?

E’ un’interpretazione dell’uva totalmente diversa dal vino, ma ugualmente rappresentativa e rispettosa delle generose qualità di questo frutto d’UVA, una bevanda semplicissima e rivoluzionaria… è il frutto spremuto e niente altro. E’ SENZA ALCOOL perché non subisce fermentazione, e quindi non necessita di essere dealcolizzato come il vino non alcolico d’UVA. E’ uva pressata così com’è, portata a completa maturazione dalla natura stessa. Il trattamento a freddo che subisce, fulcro del suo innovativo percorso produttivo, conserva perfettamente intatte le proprietà del frutto d’origine.

  • Ho potuto apprezzare i tuoi succhi aromatizzati. Mi vuoi raccontare come sei giunto a queste combinazioni?

Merlot-lemongrass-zenzero e merlot-anice-liquirizia, sono il risultato di un lavoro di ulteriore ricerca su sapori e valori nutrizionali fatti con lo chef Davide Garbin. Insieme volevamo dare ai nostri due prodotti in purezza un appeal diverso, unendo le qualità digestive e stimolanti che le erbe e spezie utilizzate ci mettevano a disposizione, a quelle già contenute nell’uva. Sono nati  questi due sapori che conferiscono al d’UVA un carattere deciso, personale, e che si rivolgono ad un pubblico adulto come aperitivo o come fine pasto.

 

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