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Due chiacchiere con… Enzo Primerano

Enzo Primerano,  medico anestesista, rianimatore e terapista del dolore, ma soprattutto un amico ed un enogastronauta per diletto.  Grande appassionato del peperoncino e del rapporto tra cibo e salute, ovvero, come i cibi presenti nei nostri piatti possano svolgere un ruolo benefico.

Una delle sue citazioni preferite è:  “Non cercare di diventare un uomo di successo,  ma piuttosto un uomo di valore”.  Io lo conosco bene, lui lo è.

  • Medico anestesista e appassionato enogastronauta, passioni diverse.  Vuoi raccontarci come sono nate?

La medicina è umanità condita di conoscenze scientifiche e tecnologia, è per questo che ho sempre cercato senza trascurare queste ultime di privilegiare l’umanità. Da qui la passione per il benessere, lo sport e la buona e sana alimentazione  che ti permettono di ascoltare meglio il tuo corpo, e chi ha bisogno di te.
Spesso ciò che ci contraddistingue non è di essere i primi a vedere qualcosa di nuovo, ma di vedere ciò che è vecchio e conosciuto da sempre e per questo trascurato da tutti. Lo diceva Nietzsche ed aveva ragione,  perché ancora oggi siamo spesso schiavi di luoghi comuni, inesattezze e false verità  che spesso arricchiscono chi fa business con la salute e ci chiudono gli occhi sulle cose semplici e poco costose.

  • Ti occupi di terapia del dolore cronico, pensi che l’alimentazione possa contribuire in tal senso?

Certamente,  l’alimentazione ricopre un ruolo fondamentale nella prevenzione dei dolori soprattutto quelli cronici. Basti pensare  a tutti quei cibi che provocano le cefalee o alcune forme di allergie alimentari. Ma, ancora più in generale alle sane abitudini alimentari: un equilibrio dietetico favorisce e consolida un equilibrio globale del corpo che ci protegge dai dolori.

  • Sei un cultore del peperoncino. Questa passione è dettata esclusivamente dalle tue origini o  è maturata col tempo?

No ignoravo il peperoncino rosso.  Lo mangiavo quando capitava ma senza eccedere o esaltarne le proprietà. Ricordo che le mie origini calabresi mi imponevano comunque di conoscere ed apprezzare molti piatti tipici a base di peperoncino. Dodici anni fa, dopo aver smesso di fumare, ho corretto le mie abitudini alimentari eliminando il sale dalla dieta e ricorrendo a insaporitori naturali come limone, erbe e peperoncino. In questo contesto scoprii che esisteva una vera e propria “Accademia del Peperoncino” che studiava, divulgava, e promuoveva tutto ciò che era inerente a questa antica pianta. Subito mi iscrissi, e da allora cerco di promuovere anch’io il peperoncino soprattutto per ciò che riguarda le sue proprietà terapeutiche.

  • Sono convinta che investire nelle proprie passioni sia una vera terapia di salute.  Da medico,  cosa ne pensi ?

Il benessere è la base dell’armonia e della salute. E’ molto complesso costruire il benessere, ma in generale possiamo dire che lo si realizza con cose semplici: un corretto stile di vita, muoversi, mangiare cose sane, rifuggire lo stress,  e riunirsi piacevolmente con gente che la pensa  come te. Tutto facile da enunciare,  ma talvolta arduo da realizzare.

  • Parlando di terapie naturali, pensi che i farmaci possono essere sostituiti validamente (ovviamente non nelle patologie invalidanti)?

Certamente!!  Una corretta  alimentazione ed il corretto uso di erbe stanno  alla base della antica e moderna farmacologia e facilitano la prevenzione delle malattie.  Le antiche scritture ci dicono che furono direttamente  gli Dei ad insegnarci come coltivarle ed usarle affinché l’uomo si mantenesse in salute.

  • Mi racconti un piatto che ti ricorda la tua infanzia?  Che vino abbineresti?

Mi piace ricordare la “parmigiana di melenzane”  con melenzane rigorosamente fritte e intrecciate a listarelle, anzi  il termine parmigiana deriva da questo tipo di lavorazione (la sovrapposizione delle listarelle delle persiane in falegnameria).  Piatto tipico della cultura della Magna Grecia (basti pensare alla moussaka).

Per il vino da abbinare secondo me l’ideale sarebbe un bianco aromatico fresco,  quindi diciamo un Muller thurgau o un Gewurztraminer  oppure un Pinot grigio. Tra i rossi  servirebbe  un vino di poca struttura, leggermente fruttato e delicato…  un Valpolicella, un Sangiovese giovane oppure al limite un Barbera d’Asti.

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