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La storia di Cristina… una donna proiettata nel futuro con uno sguardo al passato

Si dice che dietro un grande uomo, c’è una grande donna… Bè, io ho avuto modo di constatarlo.

Tutto iniziò un pomeriggio in campagna nella mia Lorenzaga di Motta di Livenza, tra il fruscio delle pannocchie agitate dal vento, il canto delle upupe, e l’allegro vociare di Erica e Giulio, i miei cuginetti che si rotolavano nell’erba. Dopo uno sguardo alla finestra in contemplazione di tanta semplice bellezza di vita, mi misi a guardare dei video di alcuni produttori locali.

Ad un tratto la mia attenzione fu calamitata da una donna che si raccontava, Cristina Garetto. Io vivo d’istinto, lo dico sempre, è la mia guida nella vita. Bè, quel giorno il mio istinto mi indicò la direzione e mi mise in moto. Dopo una breve ricerca trovati i contatti e mi accordai con lei per un incontro. Il pomeriggio successivo ero a Tezze di Piave, nella sede principale della Cantina Cecchetto.

Come d’abitudine feci un giro li intorno. Mi piace capire dove vivono le persone e sentirne le atmosfere, è come conoscerle un po’. Dopo aver fermato i miei ricordi con qualche foto, mi diressi all’ingresso. Fu Cristina ad accogliermi, e i nostri sorrisi ci fecero subito conoscere.

Azienda Agricola Cecchetto

Azienda Agricola Cecchetto

Durante la mia visita mi raccontò dell’incontro felice con Giorgio Cecchetto, suo marito. Lei, diplomatasi all’Istituto magistrale non avrebbe mai pensato al suo destino nel mondo del vino… ma la vita ci riserva belle sorprese, basta saperle cogliere.

Mi raccontò dell’azienda e dei suoi vini. Orgogliosamente promotrice del vitigno del Raboso e del suoi territori, la Cantina Cecchetto è socia fondatrice della “Confraternita del Raboso del Piave”.

Ad un tratto mi disse che vinificavano delle uve ottenute da ben 35 ettari di vigneto a Lorenzaga di Motta di Livenza.  Non potei che strabiliare gli occhi, spiegandole che ero arrivata proprio da li.

Cantina Cecchetto a Lorenzaga di Motta di Livenza

Cantina Cecchetto a Lorenzaga di Motta di Livenza

Cristina divenuta sommelier, decise di puntare alla tradizione cercando di mantenere una forma particolare di allevamento della vite, “la  Bellussera” (coltivazione di quattro viti sostenute da un palo, che, una volta raggiunta l’altezza, vengono inclinate dando al vigneto una forma a raggiera). Ideata dai F.lli Bellussi tra il 1850 e il 1900, oggi ormai in disuso perché soppiantata da forme con maggiore densità di piante per ettaro. Tradizione a braccetto con l’innovazione, perché nel contempo guardava al futuro con la sperimentazione. Nel 2002, infatti, vennero piantate le prime 5000 viti provenienti da nuove selezioni clonali di Raboso Piave.

Dovete sapere che io adoro la storia e le tradizioni. Lo so, lo so, ve l’ho già detto in altri miei racconti… Ma questo per farvi capire il mio entusiasmo, quando ad un tratto mi raccontò che dallo studio di un testo del 1600, l’affinamento del Raboso Piave avveniva in legni del territorio… acacia, gelso, castagno e ciliegio! (“I Cento e dieci ricordi che formano il buon fattor di Villa” di Giacomo Agostinetti, nato nel 1597 a Cimadolmo, un paese confinante)

Vigneti Cecchetto

Vigneti Cecchetto

Per questo impegno le venne conferito il “Premio De@ Terra 2010” dal Ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan  nell’ambito della celebrazione della Giornata Mondiale della Donna Rurale. Mi raccontò delle sue ricerche, e a un certo punto menzionò un certo Prof. Luigi Manzoni e i suoi famosi incroci. Mi disse che era sepolto proprio a Lorenzaga, nel cimitero dove c’è quasi tutta la mia famiglia, dove quando sarà il tempo ci sarò anch’io. Oh mamma mia direte, ma che discorsi fai… e va be, si fa per dire, ne ho di storie ancora da raccontare!

Ma tornando al Prof. Manzoni, dovete sapere che la cosa mi incuriosì e parecchio! Tanto che la sera stessa, io e il mio caro amico Renzo, con una pila alla mano, vagammo nel cimitero di Lorenzaga alla sua ricerca fino alle ventidue passate! Ve l’ho mai detto che sono parecchio testarda e che se mi metto in testa qualcosa difficilmente non la raggiungo? Bè, è così! Quando finalmente lo trovammo soddisfatta mi soffermai davanti al suo sguardo fiero e orgoglioso.

Fu allora che decisi di raccontare di lui… e lo farò, nella mia prossima storia.

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