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I… “Doria di Montalto”!

 I Doria di Montalto… non so, ma detto così mi sembra quasi di raccontare  la storia di una famiglia medioevale… di castelli, di sfide e di duelli!

E qui scatta la molla… Si, perché dovete sapere che amo molto la storia, e in particolare amo tutto ciò che ha un vissuto da raccontare.  Quando nel mio girovagare vedo anticaglie è come se fossi calamitata, e se qualcuno è con me sente dirmi: “Aspetta un attimo che devo guardare…”  Non per niente in casa mi circondo di libri antichi, candelabri, leggii, spade, sciabole e coltelli. Quando poi entro nelle dimore storiche la faccenda si fa davvero seria. E’ come se vivessi un dejà vu , come se tornassi a casa…  So solo che un giorno entrando dai Doria di Montalto quell’atmosfera mi avvolse…

Dovete sapere che l’Azienda vitivinicola Doria ha iniziato la sua attività nel 1800.  Pietro Doria, telegrafista durante la seconda guerra mondiale e sopravvissuto allo sterminio della Divisione Acqui a Cefalonia, una volta tornato dalla prigionia diede nuovo impulso all’attività. Gli fecero seguito fino al 1996, i figli Bruno e Adriano.  Dopodiché le redini passarono in mano ad Andrea e Davide,  guidati dalla madre Giuseppina Sassella Doria.

Decisi di fissare un incontro per una visita. Ero in ritardo come al solito… Nonostante i miei sforzi non riesco mai ad essere puntuale! Lungo il percosro i paesaggi catturarono in particolar modo la mia attenzione, tanto da fermarmi e scendere dall’auto per gustarmi appieno tanta bellezza.

Come diceva Luigi Veronelli in un articolo del Corriere del 2003: “È un territorio che va scoperto lentamente, e non solo per la vocazione enologica…”

All’ingresso mi venne incontro il caro Daniele Manini, agronomo dell’azienda, con cui passai un  intero pomeriggio a parlare. Il pensiero mi diverte ancora, perché Mario Maffi enologo ben conosciuto in Oltrepò Pavese, mi aveva preannunciato che fra noi due sarebbe stata una bella lotta… Si, lotta a chi parlava di più! Ebbene lo chiamai a fine serata, avevo vinto io!

Dovete sapere che Daniele si era avviato alla carriera di pilota in aereonautica. Fu un problema alla vista che lo fermò, e che lo costrinse a rimettere in discussione la sua vita. Fu allora che si orientò verso la facoltà di Agraria di Viterbo, che lo portò di li a breve ad iniziare la sua felice collaborazione con la famiglia Doria. Lui è gran fautore del recupero dei vitigni storici  e delle tecniche di cantina da ricercare nella storia e nelle tradizioni del territorio.  Inoltre si definisce come la figura che segue, per citare le sue stesse parole,  “la filiera vite-uva-vino”,  il Maestro di Cantina. Ed è proprio questo suo pensiero che l’ha portato a dare continuità alla tradizione della Cantina Doria. Con lui si è realizzato il Barbera “storico” elevato in botti di castagno italiano.  E questa sua sperimentazione ha portato una famosa “tonnellerie francese” ad interessarsi, tanto da affidare ad alcuni docenti la valutazione dei risultati che otterrà.

Io guardo le mie colline e ne sorseggio sovente il vino per non dubitare dei miei maestri… Guardo ogni volta commosso le colline pavesi, che sono il mio dolce orizzonte di pampini. La terra padana si ondula come un immenso mare sfrangiato in profili per me familiari fin dall’infanzia. Le onde sono di intenso verde, e via via si fanno violette azzurre celesti fino a confondersi appunto, con il cielo…

Giovanni Luigi Brera, il Gioânn, nato l’8 settembre 1919 a San Zenone Po (Pv)

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