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Il mio incontro con il Prof. Manzoni, l’enologo dai famosi incroci

Fu Cristina Garetto, protagonista di una delle mie storie, ad accennarmi di lui e dei suoi famosi incroci…

Dovetti ammettere di non conoscerlo, ma dai racconti che mi fece, m’incuriosì da subito.  Chiamatelo istinto, sensazioni, ma qualcosa mi attirava nella conoscenza di quell’uomo. Seppi che era stato seppellito nel cimitero della mia Lorenzaga, piccola frazione di Motta di Livenza, mia terra d’origine, mio unico legame col passato.

In quel cimitero c’è una parte della mia famiglia ormai scomparsa, lì ci sarò anch’io, così ho deciso. A volte passeggio al suo interno e guardo le foto sulle lapidi, guardo gli sguardi, e chissà mi dico… lì non temo nulla, li sono tra persone che ho conosciuto. Quel piccolo cimitero tra vigneti e pannocchie è sempre aperto.

Questa è una serata strana, è l’una di notte, sono qui sul mio scrittoio, ma in realtà sono lì con la mente e sto passeggiando sulla ghiaia… Mi sento come teletrasportata, quasi divisa tra due entità. Mentre sto scrivendo lo sto guardando, sono lì davanti alla piccola cappella di famiglia…”

Nel pomeriggio in cui venni a conoscenza di lui, decisi di cercarlo. Volevo però avere quell’unico contatto possibile come d’abitudine faccio prima di scrivere sulle persone. Io sono cosi. Il contatto con la voce, con la pelle, con il luogo di appartenenza mi è fondamentale.

Andai alla ricerca per conto mio, ma nonostante avessi girato in lungo e in largo non lo trovai. Si era fatto tardi, e per il momento rinunciai. Dopo cena avevo promesso di andare a bere il caffè da Renzo e Anna, vicini di casa della zia in campagna e amici di sempre. Renzo mi conosce fin da bambina. Ricordo che ogni estate dopo i mesi passati dalle suore essere portata in campagna era il paradiso. Lui alla mattina passava a salutarmi e mi prendeva in giro. Per non parlare di cosa gli toccava ogni anno in occasione dei fuochi d’artificio della festa del paese. Ero letteralmente terrorizzata, ma lui regolarmente si offriva di distrarmi per evitare i miei singhiozzi. Il paradosso è che ora io li adoro, e appena posso vado a vederli dovunque.

E di nuovo che chiacchiero e mi perdo… dov’ero? Ah si! Dicevo che quella sera davanti a un caffè raccontai a Renzo della mia impresa fallita. Ad un tratto lui mi disse: “Vuoi che torniamo insieme?” Erano le ventuno passate. Bè, certo non mi tirai indietro, in particolar modo perché l’indomani sarei dovuta ripartire. Era l’ultima occasione per cercarlo.

Ci avviammo in auto, entrammo con una pila, e lo cercammo fino a trovarlo. Il loculo era basso. M’inginocchiai guardandolo. Vidi uno sguardo fiero e orgoglioso che non mi stupì. Ero decisa a scrivere di lui, e cosi feci.

Preside della Scuola Enologica di Conegliano, divenne famoso ricercatore sperimentando nel corso degli anni ‘20 – ’30 incroci di vitigni nelle proprietà della Famiglia Collalto. Documentò i suoi studi con una settantina di pubblicazioni. A felice testimonianza dei suoi incroci abbiamo il vitigno più interessante, l’Incrocio Manzoni Fotocamera Luigi Manzoni6.0.13.

Il Prof. Luigi Manzoni utilizzò del polline di Pinot Bianco e fecondò i fiori di Riesling ottenendo così la combinazione. I numeri stavano a indicare il filare e la posizione della pianta.

La Scuola Enologica di Conegliano ha voluto recentemente riordinare il congruo materiale del Manzoni presente nel suo Reparto di Scienze. Pensate che sono riusciti ad assemblare da un suo geniale progetto una particolare fotocamera a banco ottico in legno, che, collegata ad un microscopio, veniva utilizzata per le microfotografie scientifiche. Queste fotografie ottenute dal Manzoni in laboratorio dopo giorni e giorni di meticolosi tentativi, sono considerate a tutt’oggi insuperate, e questo la dice lunga.

Nel leggere i suoi scritti scaturiva la personalità di un uomo caparbiamente determinato nel raggiungere i suoi obiettivi. Devo ammettere che in questo mi rispecchio molto in lui.

Grazie alla sua ricca documentazione ora posso dire di averlo conosciuto. Sì, perché ci sono tanti modi di conoscere le persone. Sono sempre più convinta che scrivere le proprie idee, i propri progetti, e le proprie emozioni, ci dia in dono un pizzico d’immortalità.

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