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CastelBrando, un “faro illuminato” sulla storia a Cison di Valmarino.

Un esempio di imprenditoria di successo e di rivalutazione del territorio.

Come ho scritto più volte, la mia passione per la storia e l’atmosfera unica che vivo visitando i castelli e le dimore storiche, mi portano, nei miei itinerari di viaggio, a non perdere occasione per visitarli. Difficile a spiegarsi, ma ogni volta che entro in questi ambienti, è quasi come vivere un déjà vu… in silenzio viaggio con la mente in tempi lontani, rivivendo così un’epoca che fu. Purtroppo mi imbatto spesso in edifici di rilevante carattere artistico in grave stato di degrado. Testimonianze del passato imbruttite dallo scorrere del tempo, trascurate per negligenza o per mancanza di risorse economiche.

Ci sono però eccezioni che fanno ben sperare e che vanno segnalate, affinché altri, con capacità finanziarie e imprenditoriali, ne possano prendere spunto ridando all’uomo secoli di civiltà che appartengono all’uomo. Massimo Colomban, imprenditore nativo della zona, con determinazione ha investito le sue risorse, derivanti dall’attività di sperimentazione mondiale nel campo dell’architettura, nel turismo culturale. Il risultato di questo intervento è il restauro di CastellBrando a Cison di Valmarino, in provincia di Treviso.

L’Architetto Guglielmo Monti, ai tempi del restauro Soprintendente ai Beni Architettonici ed Ambientali del Veneto Orientale, giustamente scrisse: “Il CastelBrando può essere considerato un cavallo di Troia per veicolare in una società sinora scarsamente interessata a ciò che va oltre l’immediata profitto, una maggiore lungimiranza capace di scorgere nell’eredità dei secoli la vera ricchezza della nostra popolazione. L’orgoglio per le radici storiche può diventare la molla per cambiare le nostre abitudini.”

CastelBrando

Un complesso storico fra i più grandi e antichi d’Europa a 400 metri di altitudine, in cui si respirano 2000 anni di storia relativi al periodo romano, longobardo, all’altomedioevo, all’età della Serenissima e al settecento. Il suo uso nei secoli è passato dal difensivo al residenziale, fino a diventare con l’abbellimento artistico delle sue sale, una dimora patrizia. Il recupero eseguito nel rispetto degli stili architettonici che nel tempo lo hanno contraddistinto è iniziato nell’Ottobre del 1998, e si è concluso nel Luglio del 2002.

CastelBrando

Una dimora circondata da boschi secolari nella quiete della natura, con una superficie complessiva di circa 20.000 metri quadrati distribuiti su nove livelli: tre teatri, quattro saloni settecenteschi, un hotel storico, un ristorante, una Spa & Wellness, un centro congressi e un’area espositiva interna ed esterna. Un castello accessibile a tutti attraverso visite guidate che permettono di riviverne la storia.

CastelBrando 4

Io l’ho fatto solo pochi giorni fa unendo alla sua visita una tappa nel paese che lo accoglie, Cison di Valmarino, uno dei borghi più belli d’Italia. Nell’occasione ho avuto modo di apprezzare la 35′ edizione di “Artigianato Vivo“, la manifestazione che dal 7 al 16 Agosto 2015 ha aperto al pubblico le sue corti all’arte creativa e alle tradizioni tramandate grazie ai saperi e ai mestieri.

Artigianato Vivo

CastelBrando
Via Brandolini Brando, 29
Cison di Valmarino (TV)
www.castelbrando.it
www.artigianatovivo.it




I miei rifugi estivi: boschi, spiagge, cantine e… vini d’estate.

Tenute Tomasella – Mansuè (TV)

È un inizio di Giugno molto caldo questo del 2015, lo è stato talmente da farmi scapEraclea Marepare qualche giorno al mare in cerca di un po’ di refrigerio. Come d’abitudine, quando posso, torno nelle terre in cui ho passato l’infanzia, a Treviso. La spiaggia più vicina che prediligo è quella di Eraclea Mare, in provincia di Venezia. Vado la mattina presto, quando ancora i più dormono, quando il mare lo si vive in tranquillità… facendo lunghe passeggiate sulla spiaggia e nella pineta.

Oltre a rinfrescarmi recupero così energia e benessere, ma poi il caldo torna… e allora che si fa? Be’, direi che l’ambiente ideale in cui spostarsi per continuare a godere di un po’ di fresco è una cantina. Se poi visitandola si assaggiano buoni vini, il benessere si completa. La scelta questa volta è caduta sulle Tenute Tomasella di Mansuè, in provincia di Treviso. Un’azienda agricola fondata nel 1965, situata tra il Friuli e il Veneto. Una cantina di confine come la chiama Paolo Tomasella, titolare e mia gentile guida.

Vigneti Tenuta TomasellaTrenta gli ettari vitati, ventitré in Veneto e sette in Friuli, divisi dalla DOC delle Grave del Friuli e dalla DOC del Piave. Ho scelto di visitarle dopo avere assaggiato il loro Merlot in una nota enoteca di Motta di Livenza, dopo essere entrata in altre, con vini che differenza ne facevano ben poca, oltretutto serviti a temperature sbagliate, e senza alcuna presentazione. Una mancanza che in una terra di vino come questa, ahimè, ogni volta mi lascia perplessa. Come dico spesso, c’è chi si accontenta di bere vino, e chi a differenza il vino lo degusta, traendo da esso piacere, esperienza e conoscenza.

Paolo Tomasella, come molti, vive due vite: una nel settore del mobile, e l’altra, per passione e per tradizione familiare, nell’agricoltura. Accompagnato dall’enologo Angelo Solci, attraverso i viaggi nei territori e nelle produzioni, negli anni ha acquisito quella consapevolezza ed esperienza che ora lo porta a scelte e a percorsi meno facili, ma senza dubbio più stimolanti. Nel 2013 l’azienda è entrata a far parte del Progetto Tergeo dell’Unione Italiana Vini. Finalizzato al sostegno delle pratiche sostenibili in viticoltura, aderisce alle linee di difesa previste dal disciplinare di produzione integrata delle regioni Veneto e Friuli.

Paolo Tomasella

Ma torniamo al caldo torrido di questi giorni… vogliamo parlare di vini d’estate? Con Paolo, nella scelta per la degustazione, si è optato proprio in questa direzione. Ora vi descriverò cosa ho avuto il piacere di assaggiare. Certo, in questa terra sarebbe stato più facile parlarvi di Prosecco, sia pur di qualità, DOC o DOCG, ma io non lo farò, semplicemente perché amo parlare di produzioni senza dubbio meno conosciute.

In un caldo pomeriggio di ‘quasi estate’ mi è stato proposto uno spumante rosato demi-sec, Osè, Refosco e Verduzzo appassito in pianta. Un vino fresco dal color rosa corallo e dai profumi di melograno e lampone. In bocca un perlage fine, sapori delicati e persistenti. Paolo, osando, l’ha definito un vino da bordo piscina; per quanto mi riguarda lo ritengo una valida alternativa alle solite proposte, gradevole e non impegnativa.

Osè, Rosato

Ho continuato la degustazione con una produzione particolare: Chinomoro, Merlot chinato. Un vino da meditazione dai profumi e sapori speciali grazie all’aggiunta di essenze digestive: Aloe, Artemisia, Colombo, Coriandolo, Rabarbaro, China, Arancio, Sambuco e altre indicate da antiche ricette popolari tramandate da generazioni. Accompagnato da cioccolato fondente, ha reso piacevole il mio fresco pomeriggio di  ‘quasi estate’ in cantina.

Chinomoro, Merlot Chinato

Tenute Tomasella – www.tenute-tomasella.it

Via Rigole, 103 – Mansue’ (Treviso)




Roberto Franzin, un cuoco a Roma con il cuore a Treviso

Ci sono cuochi che sentono la necessità di vivere in intimità la loro cucina. La loro missione è, oltre che cucinare, dare la giusta espressione del territorio ai piatti che elaborano.

A tal proposito mi vengono in mente le parole del mio caro amico romano Giorgio Ferrari: “Il territorio italiano pulsa di Storia ad ogni passo. Perché certi piatti si fanno così in un determinato posto e non in un altro? Perché la creatività, la fantasia e le esigenze della gente di quel posto hanno creato quella cucina”.

E’ cosi che Roberto Franzin, un cuoco di Treviso trasferitosi a Roma da qualche anno, mi ha descritto il suo lavoro. Ho avuto modo di conoscerlo recentemente ad un workshop organizzato dal Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana a cui ho partecipato.

Lui di Treviso, io di Treviso… bè, il risultato è stato di tante chiacchiere e sorrisi. Roberto ha un sogno nel cassetto, tornare a casa, tornare alla sua Treviso. Un sogno che condividiamo… Ma ora è il suo momento, e quindi vi racconterò di lui.

Ha iniziato lavorando in una trattoria di campagna dove la cucina povera era protagonista.

“Cinzia, ricordo quel periodo con profonda emozione, perché oggi più di prima sono convinto che quello che mi hanno insegnato allora, è più importante di quello che pensavo di aver scoperto dopo”.

Suo padre lavorava la terra per conto di terzi, a volte Roberto lo seguiva nel vigneto. La terra insegna…

“Con lui ho imparato a sentire il profumo della terra, ma non solo, ho imparato che le piante vanno amate, non dominate… niente deve essere forzato”.

Sua madre per breve tempo conobbe la Sicilia e il calore e i profumi di una terra unica.

“Lei mi ha trasmesso l’amore per la cucina e il rispetto di quei prodotti che sapientemente coltivava nel suo orto. Ho carpito così il gusto delle cose semplici… nei ricordi interpreto il presente”.

Il suo percorso di cuoco è iniziato nel 1985 al Ristorante L’Estroso, a Oderzo, in provincia di Treviso.

“Gli anni passano, e dopo un decennio mi accorgo che per seguire bene la mia passione devo liberarmi della burocrazia e della contabilità. Da qui la scelta di lavorare come chef alle dipendenze, occupandomi esclusivamente del menu e della gestione della cucina… raggiunta la mia maturità potevo finalmente dedicarmi alla mia passione: mi offrono di prendere la guida del Ristorante La Corte della famiglia Zanon presso il Relais & Chateau Villa Abbazia di Follina, nobile palazzo del XVII secolo.”

Il 14 Agosto 2009 Enzo Vizzari, direttore dell’Espresso, organizza a Treviso un convegno sulla cucina facendo intervenire due grandi docenti del panorama europeo: Santi  Santimaria, cuoco spagnolo del Ristorante Can Fabes, e lo chef  Jean-François Piège, cuoco francese di Les Ambassadeurs Hôtel de Crillon di Parigi. In quell’occasione Roberto osserva cercando di capire i due poli di congiunzione di due grandi della cucina a cui ha l’onore di assistere.

“Pièges grande tecnica, Santimaria territorio puro. Sono curioso, ho imparato a osservare, non mi limito a guardare: sono due cose diverse. Ritengo sia importante la ricerca, ma non mi piacciono le cose estreme. Alle volte mi concedo qualche volo, pur restando sempre legato al mio territorio. Cerco di rivalutare la materia prima, perché la considero il punto di partenza per una buona cucina”.

Ed è proprio con Santi Santimaria, che, dopo una lunga chiacchierata e un pezzo di pane intinto con un pomodoro e condito con olio extravergine d’oliva, si apre la via. I piatti di Roberto iniziano ad alleggerirsi.

“Decisi allora di concentrarmi sulla ricerca delle mie radici, trovare l’espressione per far sentire chi ero e da dove venivo. Oggi la mia cucina è cosi…. Territorio”.

Il percorso di Roberto è continuato a Roma, all’Osteria Le Coq. Il destino alle volte ci porta via dalla nostra terra, dai ricordi, dai suoi profumi. Il richiamo delle radici però è troppo forte…

“Quando torno a Treviso l’emozione è sempre la stessa.  Credo che in ognuno di noi risieda questo legame del vissuto, del richiamo delle radici, quasi un cordone ombelicale… Il ricordo del pranzo della domenica, dell’profumo del bollito, del rafano che mio padre grattava e conservava sotto l’aceto, del pane della festa, dell’odore della legna che brucia nel camino… Nella mia cucina e nei piatti che abitualmente preparo, vengono evocati quei momenti”.  

Oggi Roberto, presso il ristorante Le Coq, elabora un menu dal nome Briciole legate al suo essere. Una sequenza di portate che racconta, affacciandosi dalla cucina ai tavoli, per far partecipare gli avventori come se fossero seduti nella cucina di casa sua.

“Non mancano le contaminazioni, come la Carbonara D’Oca coi Bigoli, le Oche che i Romani portarono a Mondragon, piccola collina del trevigiano. Li le allevavano per alimentare il popolo ebraico della Giudecca, sono cosi che nascono i miei piatti. Non dobbiamo dimenticare la storia… se facciamo un passo indietro, torniamo a quello che io ritengo sia il futuro. Come per lo storione in porchetta, per ricordare ai romani che un tempo anche il Tevere era popolato da questo pesce preistorico. Questo genere non si è mai evoluto alle esigenza del territorio, ma ha preferito allontanarsi. Oggi nel Sile e nel Piave esistono ancora degli esemplari che sono protetti. Il gioco e li, risiede in quel sasso rovente raccolto nel Piave che regge un trancio di quel pesce che un tempo popolava quasi tutto l’adriatico e i suoi fiumi, la brace sotto a formarne una affumicatura lieve, accompagnato da un gelato in carpione di acqua di radicchio e cipolla di Bassano con sentori di fumo. Il carpione era usanza della cucina di un tempo come il savor, per conservare più a lungo i cibi cotti… ma qui messo per conservarne la storia”.

Non dimenticare da dove vieni, altrimenti non potrai raccontare chi sei, queste le parole che mi ha confidato Santi Santimaria… Roberto Franzin

 




Saper vedere… più che un senso una dote. Dripping Taste 2013 – Treviso

Nei giorni scorsi, a Treviso, ho partecipato ad un workshop guidato dal fotografo Mario La Fortezza, un corso organizzato dal Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana, inserito nel contest fotografico “Il Volto, il Gesto, il Gusto”. La sua finalità, quella di approfondire la conoscenza dei messaggi che il linguaggio corporeo, attraverso le immagini, ci fornisce nel tempo.

Avete mai visto il Cenacolo di Leonardo Da Vinci a Milano? Ebbene, quest’opera è molto di più di un dipinto parietale, è un condensato di messaggi da leggere attraverso simboli, espressioni, e segnali, che l’autore ha volutamente riservato agli occhi attenti e preparati. Se avrete modo di osservarlo, fatelo con l’attenzione che merita, vi assicuro che ciò che ne trarrete sarà indimenticabile…

Ho fatto questa premessa solo perché, quando guarderete questo mio reportage fotografico, vedrete ciò che hanno colto i miei occhi, quell’attimo fuggente che ho fermato per sempre in un’immagine. La cosa importante è che ‘vediate veramente’, senza fermarvi solo a guardare. Più che scatti sono richiami del cuore, trasmessi attraverso immagini per rivivere e rievocare ricordi. Nel condividerli a modo mio, invio messaggi ed emozioni… per chi sa vedere, e per chi sa coglierli…

L’incontro è conoscenza ed emozione…

E’ cosi, ne sono sempre più convinta. L’incontro è emozione, è scoperta, è ascolto, è arricchimento di vita… Intorno ad un tavolo, insieme al gruppo di persone che hanno partecipato a questa iniziativa, è incominciata così la nostra conoscenza.

L'incontro

L’incontro

Il vino è storia, è territorio, è passione… il vino unisce le persone.

Non potevamo che iniziare con un brindisi. Si brinda agli incontri, alle amicizie, alle vittorie… io brindo ‘alla salute’!

La Tordera - Costa del Mau Valdobbiadene

Il vino è storia, territorio e passione. Il vino unisce le persone.

Le chiavi di lettura delle immagini…

Mario ha pensato bene di iniziare a conoscerci con un piccolo test. Ciascuno di noi ha scelto, fra molte fotografie sparse sul tavolo, due che ci piacevano e una no. Dall’interpretazione personale di un’immagine si può capire molto di una persona…

La lettura delle immagini

La lettura delle immagini

Con i profumi si viaggia nel tempo…

Il profumo del cibo ci fa viaggiare nel tempo e nei ricordi, ma non solo… ci riporta con la mente a un territorio. In questi giorni ho conosciuto Vuance, o meglio, la dolce Viktoriya Litvinchuk.

I profumi del cibo

I profumi del cibo

Treviso… i giovani, l’agricoltura, e la terra.

Sono legata a questa città per le mie origini, per i ricordi d’infanzia, e per il territorio.

Ecco un giovane agricoltore che sistema ad arte del radicchio trevigiano… Che bell’immagine! Amo l’agricoltura, le fattorie, gli animali… non per niente sono una farm-blogger! 😉 Questo è il mio sogno di vita… convinta sempre più, che il futuro lo abbiamo sotto i  piedi.

I giovani e l'agricoltura

I giovani e l’agricoltura

Il coraggio di cambiar vita…

Ecco Andrea Fighera, un giovane uomo che ha deciso di dare una svolta alla propria vita. Ha lasciato il suo vecchio lavoro per dedicarsi alla produzione di formaggi nell’Azienda Agricola di famiglia “Vaka Mora”, a Sala d’Istrana.

Andrea Fighera dell'Azienda Agricola Vaka Mora. Il coraggio di cambiare.

Andrea Fighera dell’Azienda Agricola Vaka Mora. Il coraggio di cambiare.

La manualità…

Andrea Fighera intento nella rottura della cagliata mentre io, fase per fase, fermo e condivido le immagini. Peccato che non si possa trasferire anche il profumo…

La rottura della cagliata

La rottura della cagliata

La tenerezza degli animali…

E’ così… gli animali e i loro occhi mi trasmettono pace, tenerezza, e benessere…

La tenerezza

La tenerezza

Chef sotto i riflettori…

Cuochi o superstar? Argomento molto dibattuto ormai… Senza dubbio questo è il loro momento, ma siamo sicuri che non si sta esagerando? Più guardo quest’immagine e più penso che… la creatività viva nell’intimità.

Chef Mirco Migotto

Chef Mirco Migotto

Cucinare è un’arte…

E’ una scelta di vita che richiede impegno, conoscenza e creatività…  un’arte che richiede passione.

Cucinare è un'arte

Cucinare è un’arte

Gli artigiani del gusto

Gli artigiani del gusto fanno grande l’Italia nel mondo. La continuità dell’esperienza, di generazione in generazione, fa si che le tradizioni tramandate nella storia non si perdano. La Pasticceria storica Ardizzoni ne è un degno esempio.

L’artigianato. Pasticceria Ardizzoni

A proposito, questo ultimo mio pensiero è per te Mario. Dovevo scrivere due righe per ogni foto, lo so, mi scuserai, non sempre sono riuscita… Credo che l’hai capito, sono una romantica ribelle che agisce seguendo l’istinto e il proprio credo… ormai è tardi per cambiarmi.

I ragazzi di @trevisocomicbookfestival

Con i ragazzi di @trevisocomicbookfestival

Con @Cucinaallamoda

Con @Cucinaallamoda

Con Michela Pierallini

Con Michela Pierallini

 




“In giro per campi con Fausto Delegà… a raccogliere Silene e Luppolo”

Lui li raccoglie, e io raccolgo lui, o meglio, i suoi racconti! 🙂

Oggi si parla di Silene e Luppolo.  Pronti via!

Qualche giorno fa ho visto le fotografie del raccolto che Fausto  ha fatto girando per campi nella sua bella Austria. Essendo entrambi appassionati di erbe spontanee ogni occasione è buona per parlarne e… per mangiarle! 😉 Con la bella stagione poi, passeggiare per boschi è cosa buona e utile. Oltreché far bene al fisico, passeggiare fa bene al cuore, alla mente, e…  al portafoglio!

Cinzia: Fausto, ciao! Ho visto che sei andato a passeggiar per campi a Lobau, ma dove si  trova?  

Fausto: Ah ah ah, ciao Cinzia! La zona della Lobau é un Nature Park legato al Danubio, zona bellissima con una natura incontaminata.

Cinzia: Che bello! E dimmi, che cosa hai raccolto?

 Fausto: Adesso ti racconto. Oggi ho raccolto un po’ di silene e un po’ di luppolo. In Italia il Silene è conosciuto anche con il termine di Stridoli, o Sgrigiui nel nostro dialetto mantovano. (Per chi non lo sa io e Fausto siamo entrambi di terra di Mantova).   Il Luppolo invece è conosciuto da molti con il termine di bruscandolo.

Cinzia: Mi viene l’acquolina solo a guardarli!  Ma come li prepari?

Fausto: Oltre che mangiarli tal quali come si fa con gli spinaci, sia il silene che il luppolo sono ottimi ingredienti per risotti e frittate.  

Cinzia: Fausto, mi puoi dare qualche consiglio su dove andare a raccoglierli…

Fausto: Cinzia, direi proprio che puoi andare in ogni luogo di campagna sano e pulito. Il Silene lo trovi anche in montagna.  Il Luppolo invece è presente in tutte le ripe di fosso del nord Italia. Attenzione però, quando il silene va a fiore le foglie della gamba diventano coriacee e non sono più buone.

Cinzia: Interessante! Sai, adesso che ci penso bene, mi torna in mente che poco tempo fa mia zia Nadia ha raccolto proprio dei bruscandoli nella mia Lorenzaga di Motta di Livenza a Treviso. Sapendo quanto mi piacciono le erbe spontanee di campo, quella sera ha pensato bene di cucinarli facendomi una buonissima frittata!

Aggiungo infine, ma non per importanza, che sia il Silene che il Luppolo sono piante aromatiche dalle proprietà calmanti e rilassanti. Una tisana fatta con queste erbe favorisce il sonno, e la tranquillità. 😉   





“La zuppa di Porcini di Gualtiero”

Il caro Gualtiero… e badate bene, non il Gualtiero noto ai più.

Qui di seguito racconto di un uomo di novantun anni dalle mille passioni… un uomo dei bei tempi che furono, un uomo che una sera a Treviso mi ha stravolto di emozioni.

Gualtiero Basso padre della cara amica Alessandra, è nato a Treviso il 2 Luglio del 1921. Figlio di un odontotecnico ha continuato l’attività del padre, ma non solo…

Durante  la seconda guerra mondiale arruolatosi nella G.a.F., la Guardia alla Frontiera, ha ricoperto l’incarico di telegrafista a Belluno e in seguito di batteriologo nell’ospedale militare di Padova e di Milano.  Ricordi di guerra indelebili che gli hanno temprato l’anima. Chi come lui li ha vissuti, mai li potrà dimenticare…

Ho conosciuto un uomo meticoloso, quasi maniacale nell’annotare ogni vicissitudine della sua vita. Una vita dominata dalla passione e dalla voglia di fare. Un collezionista di francobolli, di orologi da taschino, di vino, un appassionato di cinema tanto da girare lui stesso negli anni ‘60, quando all’epoca era consigliere del Cine Club di Treviso, dei cortometraggi.  

In seguito, accompagnare il figlio Giancarlo alla pratica dello Judo, lo ha portato a diventare il Presidente che ha permesso ad una piccola realtà sportiva non militare, di aggiudicarsi il 2′ posto nel “Gran Premio Società” nel 1972. Riporto le sue parole: “Un risultato incredibile voluto e conquistato contro tutti. Ci sono stati momenti anche tristi come la morte di alcuni giovani atleti, oppure il momento in cui ho preferito lasciare ad altri la guida, perché gli anni aumentavano…”                        

Durante il pomeriggio in cui l’ho conosciuto l’ho seguito attentamente ascoltandolo nei racconti della sua vita. Mi conduceva orgoglioso mostrandomi le sue tante collezioni. La più sbalorditiva è stata quella del modellismo ferroviario, non potete immaginare! Sono rimasta senza parole… e questo già la dice lunga! 😉 Trenini e vagoni di tutti i modelli e di tutte le epoche, riprodotti minuziosamente! Un’intera stanza dedicata con plastico annesso, e una rete ferroviaria in scala nel giardino. Fantastico!

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Gualtiero Basso

Ma non finisce qui, perché una volta a tavola i discorsi si sono spostati sui piaceri legati al gusto, fino a far saltar fuori un fungo, o meglio… tre porcini! La passione di Gualtiero per i funghi è nata negli anni ’70 dopo aver conosciuto lo scrittore e micologo Fernado Raris.

Gualtiero mi ha spiegato che il termine porcino si riferisce a più specie e più precisamente al boletus edulis, al boletus aereus, al boletus reticulatus e al boletus pinicola. Le sue varietà preferite per la qualità e per il gusto, sono quella dell’aereus e della pinicola. Detto questo, pronti via con la sua zuppa di porcini!

La zuppa di Porcini di Gualtiero

Per 4 persone

  • 300 gr. di porcini  freschi varietà boletus aereus o pinicola
  • ½  cipolla
  • 1 cucchiaio di farina
  • 80 gr. di burro
  • prezzemolo, sale e pepe q.b.

Tagliare i porcini a fettine sottili di 2/3 mm. Quindi porli in una casseruola in cui si è fatta soffriggere nel burro fuso la cipolla.

Cuocere lentamente i funghi per una mezz’oretta unendo al bisogno del buon brodo.

Nel frattempo passare al forno delle fette di pane su cui, una volta dorate, spalmare un velo di burro.

Porle quindi in piatti fondi, e cospargerle con i funghi preparati.

A fine serata Gualtiero mi ha voluto regalare un suo cortometraggio girato nel 1960. Anch’io sono un’appassionata di cinema. Quando gli ho detto che il film che amo di più è  “Nuovo Cinema Paradiso”, lui prontamente mi ha risposto: “Il mio è Balla coi Lupi!”

“Tutto nasce dall’uomo, tutto ritorna all’uomo…  tratto dal film Balla coi Lupi”

 

 

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