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L’ingegnere brianzolo nelle vigne delle terre armate

“Le terre armate direte…? Ah bè, siamo apposto, se si armano anche le terre ora!” Datemi un attimo, che vi spiego!  Questo è forse l’unico caso in cui l’armatura, è di gran lunga una vera fortuna!

Recentemente ho avuto il piacere di conoscere Gianni Cogo, vignaiolo brianzolo, o meglio, ingegnere brianzolo che per passione produce vino a Bonassola alle porte del golfo del Tigullio e del parco delle cinque terre.

Bonassola, antico borgo marinaro dai vicoli stretti e dal clima mediterraneo in cui si può passeggiare guardando il mare tra bouganvillee, ginestre, alberi di ulivo e di pino, erbe aromatiche e agrumeti.

Gianni ha origini venete come me; il destino lo ha portato ad innamorarsi di un fazzoletto di terra sulle colline del Levante ligure; le terrazze a ridosso del mare strappate grazie alle opere di ingegneria naturalistica, sono la sua caratteristica saliente.

L’Azienda Agricola Valdiscalve nata nel 2003, gestisce 4000 mq di terreni acquisiti grazie ad una ricostruzione e meccanizzazione dei terrazzamenti; è condotta da Gianni insieme alla moglie Maria, architetto di professione, vignaiola per passione. Dai vitigni autoctoni Vermentino, Albarola e Bosco, nei Poderi Reggimonti e Salice, tra la brezza iodata nasce il suo VermentIng Colline di Levanto Bianco D.O.C.

Con Gianni ho passato un intero pomeriggio a parlare, come piace a me, per conoscere e capire.  Le difficoltà che accomunano i racconti di chi investe la propria energia e la voglia di fare nell’agricoltura sono ormai una triste consuetudine a me ben nota.  La cosa interessante, che mi affascina e che mi piace scoprire, è quell’elemento distintivo che ciascuno di noi mettendo a frutto la propria esperienza trasferisce nel proprio operato.

Sono sempre più convinta che la terra ci possa salvare se sapremo salvare lei…  Gianni Cogo sta andando proprio in questa direzione, unendo l’esperienza del suo lavoro alla passione per la viticoltura. Nel rispetto delle caratteristiche del territorio ha applicato “la tecnica delle terre armate” per ripristinare le antiche terrazze.

  • Lascio a Gianni il compito di spiegare meglio di cosa si tratta:

Le terre armate sono costituite da un sostegno in acciaio internamente rivestito da una rete in yuta e ancorato al terreno. Dopo essere riempite di terra, le terre armate vengono inerbite con erbe tradizionali. Permettono di stabilizzare terreni anche con pendenze scoscese, perdurano nel tempo, si inseriscono armonicamente nel paesaggio e permettono di sfruttare al meglio la superficie di terreno coltivabile.

Il ripristino delle terrazze con tecniche moderne ha inoltre permesso di regimentare gli scoli di acqua piovana così da ridurre il rischio di smottamenti del terreno. Le terrazze sono meccanizzate, ovverosono state congiunte con un sistema di “sentieri” percorribili con dei piccoli mezzi agricoli (trattorini). Su ogni terrazza è presente un sistema di irrigamento centralizzato “a goccia” che permette di ridurre al massimo gli sprechi idrici innaffiando direttamente ogni vite alla base secondo le necessità della stagione. Grazie a questo sistema, la percentuale di barbatelle che non attecchiscono è estremamenteridotta.

Riprendo la parola io per dire che…

Tengo molto ad  approfondire questo tema visto il rischio idrogeologico del nostro paese. L’argomento è stato affrontato recentemente a Roma in una Conferenza nazionale che ha coinvolto associazioni legate all’ambiente ed esperti del settore. I dati emersi non poco allarmanti. Ben 6.633 comuni a rischio idrogeologico. Frane, alluvioni, smottamenti, devastazioni ambientali, conseguenti alla speculazione edilizia, alla scarsa attenzione per il patrimonio boschivo, all’abbandono di terreni per politiche agricole poco accorte, che non aiutano il lavoro dei contadini e compromettono lo sviluppo dell’agricoltura.

La Liguria è una delle sfortunate regioni protagoniste di queste disavventure.  Lo scorso autunno colpita nel cuore delle Cinque Terre con la caduta della Via dell’amore, un percorso sospeso famoso nel mondo; senza dimenticare poi il disastro causato dall’alluvione che ha coinvolto precedentemente anche la Toscana con cumuli di detriti e fango che hanno sommerso intere zone.

Stiamo vivendo una gravissima emergenza economica e ambientale conseguente a errori imperdonabili di incapaci che hanno speculato sul territorio e sugli Italiani. Le denunce continue gridate a più voci non devono essere motivo di speculazione. Chi di competenza, dovrà con urgenza mettere sui tavoli dei lavori il tema agricoltura, per porre in condizione agevole chi può ancora far si che l’Italia si risollevi dal fango che l’ha investita.

Il rapporto uomo-natura si è dissociato come il rapporto uomo-uomo, la perdita di collegamento e di relazione con la natura ha accresciuto il disagio esistenziale… Ma il rifugio è pur sempre la riscoperta del mondo, della natura, e la presa di coscienza di ciò che ci sta attorno…

Prof. Paolo Michele Erede (medico e filosofo)

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